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STORIE

Qura, la startup che “cura i pazienti che nessuno vuole curare”

15-02-2021

“Nel settore dei dispositivi salva vita innovare è molto costoso. Le quattro major principali che si spartiscono il 95% del mercato non hanno interesse a fare ricerca e sviluppo”. Ce lo ha raccontato Daniele Galavotti amministratore delegato e fondatore di Qura Srl, realtà nata all'interno di quella 'Silicon Valley tutta italiana' situata a Mirandola, dove peraltro avrà luogo il prossimo Hack for Med. Secondo Galavotti “le big sono concentrate” unicamente in una folle “corsa ad abbassare i costi e aumentare i guadagni”. Situazione moralmente deprecabile, ma che permette persino a una startup di avere davanti ampie praterie vergini da colonizzare, così da competere direttamente con i colossi del settore.



Cosa fa Qura?



“Qura punta a curare i pazienti che nessuno vuole curare: quelli che non sono facilmente curabili con i sistemi tradizionali”. Per questo, la startup modenese, fondata nel 2015, punta tutto sulla ricerca e sviluppo e sui giovani: “Attualmente .- illustra il CEO - siamo circa 80 persone; negli ultimi due anni abbiamo assunto 32 nuovi membri e vogliamo prenderne a bordo altrettanti entro il 2022: il team in gran parte si compone di under – 30. Questo mi fa molto piacere perché da un lato mi dà modo di insegnare loro ciò che ho appreso”, dice sempre il founder, 56enne, “ dall'altro ragazzi tanto giovani portano in laboratorio un entusiasmo che ci dà forza e brio”.



Puntare su giovani e R&D;



E il brio non manca a Daniele Galavotti, che ha fondato la sua startup all'età di 50 anni proprio perché “non mi sentivo ancora arrivato, volevo rimettermi in gioco: sapevo che potevo dare ancora qualcosa”. Cosa? Apparecchiature salva vita snobbate perché ritenute anti economiche da chi mette davanti a tutto i profitti. E scopo di Qura non è limitarsi a dimostrare che ci sono opportunità di business anche nei settori ritenuti di nicchia ma “sul piano etico, ricordare a chi opera nel nostro settore che tutti i pazienti godono dei medesimi diritti” e della medesima dignità. E infatti tra gli obiettivi di Qura c'è anche “lo studio di soluzioni per pazienti infantili e neonatali, altra fascia colpevolmente ignorata dal nostro mercato”, spiega sempre Galavotti.



Due obiettivi



“Con i nostri dispositivi abbiamo un duplice obiettivo: ridurre il tempo di ospedalizzazione dei pazienti”, in modo da alleviare lo stress del malato e “intervenire positivamente sui costi della struttura ospedaliera”. “Un solo giorno in terapia intensiva – ci dice il founder di Qura – costa in media in tutto il mondo tra i venti e i venticinquemila euro: se noi con i nostri dispositivi innovativi riusciamo a rimettere in sesto il paziente con 24 ore di anticipo, lui per primo, ma pure l'intera collettività, ne trae giovamento”.



L'importanza della tecnologia



Quindi servono prodotti sempre più tecnologici: “Nel nostro campo la tecnologia è doppiamente utile: anzitutto perché può permettere di fornire in tempo reale ai medici i parametri vitali del paziente, così da intervenire tempestivamente in caso di problemi”, mentre “in secondo luogo i nostri apparecchi sono in grado di registrare tutto ciò che accade” durante il trattamento. Delle specie di scatole nere, insomma, utili pure a risalire a eventuali errori e responsabilità umane in caso di inconvenienti. In più a Qura stanno progettando “dispositivi salva vita totalmente automatizzati: al momento, sia in sala operatoria sia in terapia intensiva, occorrono operatori specializzati al capezzale dei pazienti” 24 ore al giorno che si preoccupino del funzionamento di questi macchinari. “Noi – illustra Galavotti con entusiasmo - stiamo provando a renderli interamente autonomi”. Insomma, nel prossimo futuro possiamo immaginare un solo operatore per reparto in grado di monitorare da remoto le funzioni vitali dei degenti: un altro risparmio per la struttura e una boccata d'ossigeno per l'Italia, che da tempo deve vedersela con il problema della carenza di personale.



L'arrivo del Covid



Per Qura “il Covid è stato un fattore accelerante”, racconta ancora Daniele Galavotti. “Avevamo in mano già la tecnologia più idonea a curare proprio i pazienti maggiormente a rischio e più delicati”. Infatti, la ventilazione polmonare meccanica, agendo su organi già gravemente debilitati, finisce per comprometterli. Qura invece dota il paziente in terapia intensiva di un polmone meccanico esterno che consente a quelli del degente di riprendersi e continuare a funzionare solo nei limiti di quanto la malattia consenta, senza gli sforzi inutili che vengono imposti da macchinari esterni. Anche per questo Qura ha recentemente vinto un bando Covid per la produzione di apparecchiature utili nell'emergenza.




Da sinistra a destra: Daniele Galavotti (CEO), Caterina Turrisi (CTO) e Lorenzo Ghidoni (CFO)




Intervista di Carlo Terzano

Ligure, classe 1985. Laureato in legge, formatosi professionalmente al Master post laurea della Scuola di giornalismo dell’Università milanese Iulm. Giornalista politico ed economico, ha collaborato e collabora anche con Policy Maker, Start Mag, StartupItalia, Radio 24, R101, Formiche, Corriere Innovazione e Lettera43.it.

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